Blog| Il diritto di scegliere sulla propria vita - Speciale Referendum Eutanasia
- Manuel De Maria

- 31 lug 2021
- Tempo di lettura: 3 min
Il 30 giugno è iniziata la raccolta firme per il referendum sull'eutanasia legale. Ad oggi, 31 luglio, sono state raccolte più di 250.000 firme, un risultato incredibile se pensiamo che, ancora oggi, il dibattito sulla questione è altamente controverso, da più parti a dire la verità.
Ma l'articolo di oggi non vuole sottolineare quanto giusta o sbagliata la pratica, a livello legale o morale, addirittura religioso. Voglio quindi solo riportare le mie opinioni personali
Tutti conosciamo la storia di Fabiano Antoniani, alias Dj Fabo, che scelse di togliersi la vita in Svizzera, impossibilitato dalla legislazione italiana a farlo in territorio nazionale, accompagnato da Marco Cappato (per altro promotore in prima persona della campagna referendaria).
Fabo era malato, legato al letto e tenuto in vita da una macchina, impossibilitato a parlare attraverso le sue parole, impossibilitato a vivere la sua vita, impossibilitato ad avere il diritto di scegliere cosa fare della sua vita. Lo Stato non lo permette, lo Stato impone ancora oggi di dover rimanere attaccati ad una macchina e di rendere colpevoli le persone che ti stanno attorno, in questo caso Cappato (che, per altro, si autodenunciò) solo perché hanno esaudito una volontà.
In questi casi è difficile parlare, o meglio, esprimersi. Perché guardiamo la cosa da un punto di vista diverso, non razionale e sicuramente soggettivo. Volendo fare un paragone azzardato, è un po' come l'aborto. Non sono situazioni che si vivono in prima persona, non sono storie che conosciamo né avvenimenti sui quali possiamo proferire parola.
La questione sull'eutanasia è tanto morale quanto legale. La società, specie in Italia, non accetta la pratica. La si vede come "capriccio". Come un porre fine alla vita invece di ringraziare non sappiamo chi di essere ancora su questa terra. Non è così invece. Qui non parliamo di suicidio assistito, qui parliamo di eutanasia, qui parliamo di una decisione che non può essere assunta dal malato in prima persona. E solo questo dovrebbe far pensare. A volte, troppo spesso anche in questi casi, le sofferenze superano i sollievi e le atrocità superano i momenti di felicità. Perché non c'è niente di felice ad essere relegati ad un letto, con nessuna speranza dinanzi ai propri occhi, con il solo obiettivo di attendere che il sole non sorga più o che la notte inghiotta la luce. Non c'è nessuna immoralità a dare sollievo a qualcuno che il sollievo non lo prova. Non c'è nessuna cattiveria a chiedere di lasciare andare qualcuno che soffre irrimediabilmente più di noi ma che, proprio a causa di queste sofferenze, non può comunicarcelo. Noi vediamo le cose da una prospettiva che non ci dà diritto di esprimere la nostra opinione. Non in circostanze così serie ed importanti. Ma è a causa della tanta ignoranza, della mancanza di tatto e, non per ultimo, per eccessiva religiosità. che in Italia ancora non abbiamo una legge sull'eutanasia. Dj Fabo, e come lui molti altri, hanno dovuto attraversare i confini nazionali, approdare in Svizzera, fare troppi chilometri lontani da casa solo per urlare, silenziosamente, che avrebbero desiderato rivendicare un diritto. Il diritto a scegliere sulla propria vita. Il diritto a stare bene. L'eutanasia è un diritto di chi ne ha diritto. I padroni della nostra vita siamo noi dal primo momento fino all'ultimo respiro, per questo è importante firmare il quesito referendario. Diamo voce a chi una voce non ce l'ha.
PER INFO SULLE SEDI: https://referendum.eutanasialegale.it/dove-firmare/
Facciamo la nostra parte per coloro che ne hanno bisogno. Firmiamo. Esercitiamo un nostro diritto per dare a chi ne ha bisogno un altro diritto.



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