Sex Education è cio che fa davvero bene alla società di oggi
- Manuel De Maria
- 23 set 2021
- Tempo di lettura: 6 min
La serie di Netflix approda alla terza stagione, maturando e portando ad un livello superiore la qualità dei temi trattati

L'esser se stessi
Il quantitativo di temi sociali affrontati in Sex Education è impressionante: dagli argomenti LGBTQ+, ai problemi relazionali finendo con non meno importanza al disagio in età adulta.
Ogni personaggio gioca un ruolo fondamentale nella serie che porta nel campo delle tematiche sociali e dei diritti civili un grande senso di appartenenza.
Il caso più eclatante, in positivo, è quello di Ruby, ma anche di Lily. Credo siano loro i due perfetti esempi che danno il nome al paragrafo di questo articolo: l'essere se stessi, con due facce della stessa medaglia. La psicologia del personaggio di Ruby è senza dubbio importante e spiazza lo spettatore abituato a vedere in lei una ragazza snob dalla quale si ricavava poco dal punto di vista umano. Il rapporto stretto con Otis ci mostra chi è davvero Ruby e il contesto sociale nel quale la ragazza è obbligata a vivere ogni giorno. Se non che dal dolore di un rifiuto, fa un passo indietro. Si rinchiude nella bolla di protezione del dolore e del giudizio altrui (essere rifiutati da Otis, avere un padre malato, ndr). Stessa sorte tocca a Lily, che ci insegna come essere se stessi è quanto di più importante per non lasciare la propria personalità per strada. Snaturare la propria passione (lei è un'autrice di porno sugli alieni) non fa altro che farle perdere la bussola del giudizio sociale. Pur di essere accettata dalla società, accetta di spogliarsi delle sue vesti da ragazza creativa per abbigliare di grigio. Se non che, al termine della stagione, una fan le chiede un autografo. Si sente apprezzata. Sono Lily e Ruby le protagoniste, inverse, dell'accettazione dell'esser se stessi, con pregi e difetti che forgiano le personalità dei personaggi.
Di vulve ce ne sono tante, ma son tutte perfette

Menzione d'onore va anche al responsabile marketing di Netflix Italia. Il titolo del paragrafo è dedicato ad un'iniziativa promozionale per la sponsorizzazione della serie. Che ha un grande significato.
Ad essere al centro del tema della bellezza nella diversità è Aimee, migliore amica di Maeve, che si trova a fare i conti con l'accettazione del suo corpo. Dopo la molestia sessuale subita al termine della seconda stagione che le ha causato un trauma, la ragazza non riesce ad essere più in pace con sé. Ed è qui che il tema della perfezione della diversità entra a fare la sua parte. Il messaggio è rivolto a tutti coloro, ragazze e ragazzi, che non si sentono bene con il proprio corpo, specie se entriamo nella sfera intima della sessualità. Il simpatico sketch di fine stagione in cui la ragazza produce dei cupcakes proprio a forma di vulva è un incentivo a dar più fiducia a coloro i quali trovano nella propria condizione fisica un problema da risolvere piuttosto che trovarvi benessere. Il tutto non viene mai raccontato attraverso scene a sfondo pornografico bensì sul piano educativo. La serie si etichetta infatti come teen, volta dunque ad un pubblico di ragazzi. L'intero tema della sessualità, per altro, non è mai affrontato tramite l'utilizzo di nozioni a carattere scolastico, bensì vengono messe a confronto due generazioni, una delle quali rappresentata dalla preside Hope, segnalando così l'importanza non della censura ma quella dell'educazione sessuale. D'altronde, problematiche di tipo sessuali, sia fisiche che psicologiche, ne abbiamo viste fin troppe. Tutte perfettamente evitabili.
Diverso non è anormale

Il tema della diversità nient'altro è che il perno centrale dell'intera serie che abbraccia qualsiasi tipo di categoria che ad oggi conosciamo. Eric e Adam, ad esempio, sono i due personaggi omosessuali rappresentativi che oggi come nelle passate stagione, fanno da perno per l'inclusività. Menzione d'onore per Isaac, il cui personaggio è interpretato da George Robinson, divenuto disabile all'età di 17 anni. Una delle parti più belle gira intorno al personaggio, del quale non solo viene accennata la sessualità (purtroppo non approfondità) ma viene messa in luce anche la sensibilità se non il sentimento comune dei ragazzi e delle ragazze come lui: il rapporto sociale. Isaac, difatti, si sente in una posizione di netto svantaggio nei confronti di Maeve, pensando che quest'ultima possa sentirsi più a suo agio con una persona senza disabilità quale è Otis. Nel corso della serie, invece, notiamo come la disabilità di Isaac non venga mai menzionata e anzi, venga messa in risalto una qualità che la non abilità porta al personaggio, nonché attore. L'essere un fenomeno nel disegno attraverso l'utilizzo della sola bocca a tal punto di creare veri e propri ritratti che vengono apprezzati anche dalla madre di Maeve.
Riguardo Eric, trovo che sia un personaggio roccia nella rappresentazione della comunità omosessuale, in quanto estroverso e sicuro di sé, capace di combattere (neanche tanto) i pregiudizi del suo paese natale, la Nigeria, certamente non culturalmente avanzata come il Regno Unito. Ma il vero punto cardine è Adam, un ragazzo che ha visto nelle tre stagione un cambiamento caratteristico non da sottovalutare. Nella terza stagione il ragazzo è arrivato ad abbattere le barriere dell'imbarazzo e del disagio che diversi ragazzi di oggi incontrano nel fare coming out. Un segnale importante di quanto inclusivo possa essere il mondo dei ragazzi.
Un altro personaggio capace di abbattere il sentimento del disagio è Cal, studente non binario che non a caso incontra Jackson, figlio di una madre rivelatasi omosessuale nel corso delle stagioni precedenti. La forza dell'inclusività e del rispetto di genere sta anche nel rapporto fra questi due personaggi. Cal, infatti, dopo aver rivelato a Jackson la sua non binarietà, non lo allontana. Il ragazzo infatti, probabilmente attratto da Cal, prova disorientamento e profondo smarrimento. La forza della sceneggiatura ci rivela che non tutto nella serie deve travolgere la sospensione dell'incredulità. Jackson non se la sente di affrontare una relazione con Cal. Ed è anche giusto così. Nel rispetto reciproco

La fragilità dei giganti

Dulcis in fundo, l'ennesima nota positiva la suonano gli adulti. Già, adulti. Ma solo nel sostantivo. Sono tanti i personaggi genitori in questa stagione, ma credo che i più importanti debbano essere ricercati nei personaggi di Jean, madre di Otis, Jakob, Hope e l'ex preside Groff. Partendo da quest'ultimo, la sceneggiatura ci offre uno spunto di pensiero su ciò che è stata la generazione dei nostri genitori e dei nostri nonni. Una generazione incentrata sul bullismo genitoriale e sul maschilismo dirompente che ha causato danni permanenti anche negli adulti ieri bambini. Peculiare è la frase di Groff che, rivolgendosi al fratello, gli fa intendere che egli fosse bullizzato dal più grande per non essere, a sua volta, bullizzato dal padre. E solo il ricordo della madre, diametralmente opposta alla figura del padre, dona un briciolo di rinnovamento all'ex preside.
Jean e Jakob sono tra i miei personaggi preferiti. Jean, tanto bistrattata dal figlio, si rivela una donna di ferro nella sua professione, ma una donna estremamente fragile nel contesto relazionale e interpersonale. Suscita sconforto nello spettatore la scena finale nella quale veniamo a conoscenza di una probabile non paternità da parte di Jakob della nuova figlia di Jean, simbolo dell'incapacità della donna di mantenere un rapporto duraturo con l'uomo che ama. Jakob, dal suo lato, ci viene mostrato come un uomo pratico e forte ma che nasconde nel suo passato un certo trauma durante il periodo del suo precedente matrimonio, nel quale ha affrontato doppiamente il dolore della morte della moglie e del quasi allontanamento che stava subendo per un altro uomo.
Hope, infine, è simbolo di cambiamento che lede alla diversità e all'uguaglianza. Stampo di un femminismo tossico, quello della parità dei diritti che però impone alle ragazze di vestire in un certo modo e rispettare un certo rigore, Hope finisce per essere un personaggio apprezzabile durante la conversazione con Otis. E' lì che si scopre il personaggio, è lì che capiamo come la frustrazione dell'infertilità si traduce nel suo mondo di lavoro. E' una società di adulti che viene abbattuta dallo specchio sociale che loro stessi hanno costruito e che ha finito per ritorsi contro di loro.
Fiore all'occhiello di Netflix

A parte alcune sbavature, come il tira e molla di Maeve e Otis (che non ho menzionato molto) e altre licenze "poetiche" degli sceneggiatori, la forza di Sex Education sta nelle tematiche che vengono trattate. Se nelle prime due stagioni ciò che veniva di più menzionato era l'aspetto sessuale della vita privata, nella terza stagione si abbracciano veramente tantissimi temi che meritano dal punto di vista contenutistico e narrativo.
Le parole d'ordine sono: inclusività, uguaglianza e diversità. Ma soprattutto, normalità.
Una serie che farebbe bene anche ai più grandi, vista l'importanza di certi temi e una certa denuncia all'interno della stagione, quando lo stile di insegnamento più "giovanile" lascia il posto ad un'educazione sessuale di stampo retrò, dove non viene insegnata la vera educazione sessuale, ma viene suggerito di non praticare sesso o di praticarlo male.
Insomma, è ciò che ci serve in questo momento. Una serie priva di forzature, piena di personaggi con la propria storia e il proprio significato. Ogni tassello è importante per la tessitura dell'aspetto sociale della serie, che non sfocia mai in non necessarie tematiche banali, ma che trasmette allo spettatore l'importanza di essere liberi.
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