Blog | Se il PD seguisse il modello olandese sulla cannabis (e non quello delle destre italiane)
- Manuel De Maria
- 28 nov 2021
- Tempo di lettura: 4 min
Com'è possibile che un partito che si dichiara essere di sinistra abbia così tanto timore dall'esporsi su un passaggio fondamentale come la cannabis?
Ci risiamo, per l'ennesima volta. Il paese è letteralmente spaccato e, per spaccato, intendo una grande voragine fra cittadini e politica. Il tema, neanche a dirlo, è sempre quello. Legalizzarla o no? Da anni il tema si è sempre posto fra i banchi parlamentari e, un po' "l'anti politica" (nel senso che fra i politici la richiesta è decisamente poco popolare e si annullerebbe immediatamente), un po' l'avversione di quei partiti che in realtà dovrebbero essere a favore, un vero e proprio disegno di legge, fino in fondo, non c'è mai, dico mai, arrivato.

L'opinione politica a destra
Come detto, la politica si mantiene piuttosto fredda sull'argomento. Sebbene disapprovazioni arrivino anche dalla parte più centrista della destra, ovvero Forza Italia, è naturale pensare che i primi contrari ad un eventuale regolamentazione siano proprio i leader dei partiti conservatori. Ciò che voglio sottolineare, però, non è tanto la contrarietà sull'argomento, tanto lecita quanto di diritto, ma il modo in cui il rifiuto arriva. Il ministro Gelmini, infatti, non si ammorbidisce sull'argomento dichiarandosi "contro ogni sostanza stupefacente e contraria alla libertà di drogarsi". Capite bene quanto tutto, in questa singola frase, che ho riassunto, sia problematico. Dalla banale contrarietà ad ogni tipo di sostanza stupefacente fino alla "libertà di drogarsi": il fattore preoccupante è l'accostamento della parola "droga" con quello della parola "cannabis". E non solo. Perché così facendo, non avendo dichiarato opinioni divergenti, l'appellativo di drogato si applica anche a tutti coloro che della cannabis ne farebbero un utilizzo terapeutico. E ciò, detto da un ministro della Repubblica, non è ammissibile.
Altrettanto preoccupante è l'intervento di Salvini che, riferendosi al ministro del lavoro Orlando (PD), dice: -"È molto preoccupante che un ministro, anziché ascoltare le tante comunità di recupero che eroicamente salvano migliaia di ragazzi parli con leggerezza di droga. Pensi piuttosto a cassintegrati e precari". Anche questa dichiarazione non si libera della parola droga. Un accostamento che con la cannabis non a niente a che vedere e che, per altro, è poco appropriato perché si veicola un messaggio completamente sbagliato ma comunicativamente potente accomunando la droga, i cui danni li conosciamo anche fin troppo bene, alla cannabis.
L'opinione politica a sinistra
Se prima ho parlato di dichiarazioni preoccupanti, desidererei porre l'attenzione su dichiarazioni in questo caso decisamente allarmanti. E arrivano da quella che nel nostro paese dovrebbe essere sinistra, ovvero il Partito Democratico, che si esprime tramite il suo ministro Orlando che sull'argomento arriva veramente in maniera cauta: il ministro invita alla riflessione (data la movimentazione per il referendum, non dimentichiamolo) e propone di prendere in esame il modello tedesco che da poco ha approvato una regolamentazione simile. Come può un esponente del PD, invitare alla riflessione e meditare volgendo lo sguardo in Germania invece che guardare in casa nostra? Il problema sta lì. La raccolta firme non è un'iniziativa del PD, della Lega, o di chiunque altro. Nessuno di loro ha messo la faccia. Nei fogli per le raccolte firme (o nei database, visto che prevalentemente le firme sono digitali) i nomi ed i cognomi sono dei cittadini, della gente comune, di persone che da Palazzo Chigi sono e si sentono realmente troppo distanti. Se questa raccolta firme ha portato ad un referendum che prenderà vita in primavera, come può un ministro, il cui partito della regolamentazione della cannabis dovrebbe fare un perno portante in quanto sinonimo di civiltà e lungimiranza, non solo sociale, ma anche economica per lo Stato, discostarsi e limitarsi ad un "riflettiamo, eventualmente imitiamo la Germania"?. La Germania non è l'Italia e viceversa.
Pro per la legalizzazione della Cannabis
Riassumo in punti i pro che una regolamentazione della cannabis porterebbe al nostro paese:
Monopolio di Stato con conseguente guadagno diretto per le casse del nostro Paese;
Posti di lavoro, per la manifattura e la vendita tramite, ad esempio, coffee shop;
Una minor incidenza sulle tasche dei cittadini, anche in ottica di multe;
Qualità controllata direttamente dallo Stato;
Lotta alle mafie;
Sensibile riduzione di diffusione di droghe (quelle vere, cari Gelmini e Salvini) che, irrimediabilmente oggi finiscono nel "calderone" della vendita illegale della cannabis;
Il modello olandese che invita all'educazione

Credo che ciascuno di noi, almeno una volta nella vita, abbia sentito nominare l'Olanda come paese estremamente liberale per quanto concerne l'uso di sostanze stupefacenti: ebbene, il modello olandese, che per nulla è perfetto perché bisogna sottolineare che anche lì la cannabis NON è completamente legale, si basa su un principio di educazione e di tolleranza, che mira a contrastare la diffusione illegale di droghe pesanti e, piuttosto, cerca di controllare, piuttosto che risolvere, un problema che per forza di cose è naturalmente slegato da vere regolamentazioni e controlli.
Se ci pensiamo tutti, si tratta semplicemente di arginare il problema a monte per concentrarsi sui danni più grandi che le droghe pesanti possono avere sul sistema sanitario (oltre che sulla persona!). Come ho detto, infatti, la cannabis non è "libera". Anche in Olanda si è sottoposti a verifiche ed eventuali multe nel caso in cui si acquistino più di 5 grammi di cannabis nei coffee shop che, udite, sono "illegali" ma regolamentati, proprio per avere un approccio molto pragmatico e permissivo rispetto al vietare completamente l'utilizzo di una sostanza.
Ma, d'altronde, un modello olandese in Italia non è decisamente possibile. La nostra è una mentalità troppo conservatrice e decisamente antiquata. Al momento, cerchiamo di focalizzarci sul nostro referendum e proviamo a renderlo efficace. Per un paese più libero e meno chiuso.
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