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Blog | Se l'esperimento è un fallimento: cronache di DAD

  • Immagine del redattore: Manuel De Maria
    Manuel De Maria
  • 14 apr 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

Gli studenti italiani sono ancorati da più di un anno alla ormai stremante didattica a distanza, che ha sostenitori ed odiatori, in alcuni casi eccessivamente poco ortodossa e rispettosa della persona, in altri grande amica per i fuori sede universitari. Luci e ombre su un sistema che non è mai decollato durante la seconda ondata


Se mi avessero detto che il mio ultimo anno di liceo e il mio primo di anno di università avessero avuto una cosa in comune, non ci avrei creduto. Ebbene, ho cambiato vita ma non modalità. Ho cambiato contenuti ma non abitudini. Eppure siamo tutti sulla stessa barca. La routine non cambia (a farlo, forse, sono gli orari). Sveglia, accendi il pc, apri la piattaforma di trasmissione e si assiste a quella che qualcuno chiama ancora "lezione".

Tutto sommato, non è neanche così male. Certo, all'inizio non ci si faceva neanche caso, era una cosa nuova e come tutte le novità, si accolgono con stupore e anche con un pizzico di curiosità. Ma alla lunga la dad diventa un sistema corrosivo per studenti, insegnanti e, non ultimi, genitori, categoria per la quale non parlerò in quanto non ne ho le competenze.

Il problema della didattica a distanza è presto detto e spiegato. Non è scuola, non è università e al Governo, tranne per ovvi motivi alla prima ondata, ci si affida ancora a questi metodi che nelle ultime settimane sta dando il peggio di sé.

Non mi esprimo a livello di contenuti, perché ogni docente è consapevole dei potenti strumenti che ha a disposizione (sempre più consapevole che i vecchi libri verranno presto dismessi), ma mi esprimo invece a livello personale, emotivo e, sicuramente, comunicativo.

Non sono passati in sordina gli ultimi episodi che riguardano la liceale che è stata fatta bendare dalla sua docente di tedesco durante l'interrogazione, accusata di copiare perché la verifica andava veramente bene. Ecco, qui c'è una linea invalicabile che ogni docente non dovrebbe superare. Partiamo da un concetto base che valeva anche prima della dad: quando uno studente copia, non fa il bene di sé. Trovare l'escamotage può salvare una volta, due al massimo, ma, a lungo andare (specie poi, se vogliamo parlare dell'episodio accaduto alla ragazza, in una materia come il tedesco) i nodi vengono al pettine.

Quanto, poi, il docente conosce veramente il suo alunno? Quanto il docente può credere che un ragazzo che ha sempre studiato e che magari ha ottenuto ottimi risultati prima della dad, adesso si abbassi ad un livello tale da copiare?

L'umiliazione e di certo l'imbarazzo che ha provato quella ragazza che, presa una sciarpa e messa davanti gli occhi, ha continuato a parlare, devono essere stati un colpo anche all'autostima della stessa.

Non mancano neanche i casi, ad esempio, di professori che perdono il tatto con gli studenti. Una volta si diceva che in sede universitaria gli studenti fossero solo numeri di matricola. Adesso, in chiave moderna, possiamo dire che gli studenti sono solo icone partecipanti ad una riunione. Ed è questo il problema, manca il contatto e il confronto, quello che poi ci permette di tornare "umani" e di sfondare le barriere di ghiaccio che una dad ci impone. E' il caso successo ad una ragazza in una facoltà di medicina, che, rispondendo ad una domanda del prof, sbaglia (in maniera grossolana, ma il punto è un altro) e vede rivolgersi parole accusatorie con toni decisamente sbagliati, al tal punto di far intervenire la madre a supporto della ragazza in lacrime.

Non sottovalutiamo un aspetto importante: per tutti questi docenti sono stati presi dei provvedimenti che non devono risuonare come minacce, ma come avvertimento. La dad è un fallimento anche per questo. Esautorare il ruolo di un insegnante che per un certo verso si fa "sottomettere" dai dubbi della distanza remando contro, di fatto, una propria studentessa.

Non manchiamo di umanità, né dovremmo pensare che ciò che succede è normale o giusto. Pensiamo invece a quanto, nel corso di questi mesi, molti studenti si siano sentiti a disagio nell'ascoltare qualcuno spiegare dietro uno schermo o di non avere accanto un collega o un compagno di classe. Nel mondo digitale nel quale viviamo, dove tutto ormai si fa dietro uno schermo, non consumiamo di fatto l'unico modo per rendere la socialità ancora punto cardine. Di certo la dad non può essere questo, non può essere il controllo dell'insegnante sull'alunno, né può essere occasione per lo studente per fare il furbo.

Non escludo che la didattica a distanza abbia aiutato fuorisede e lavoratori, ma questa non può e deve essere una sostituta, bensì un supporto valido ed efficace. Dopo più di un anno siamo tutti stanchi di questa situazione e il ruolo delle scuole e delle università non è solo quello di insegnare, ma di creare punti di aggregazione e di creare il futuro tessuto sociale della società. In questo modo lo stiamo distruggendo.

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