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Lo Stato e il nostro senso di appartenenza ad esso | Blog

  • Immagine del redattore: Manuel De Maria
    Manuel De Maria
  • 22 ago 2021
  • Tempo di lettura: 3 min

"Lo Stato dov'è?"; "Lo Stato mi ha abbandonato"; "E' colpa dello Stato"; "Lo Stato frega me, io frego lo stato".

Nella vita di tutti i giorni, gli esempi di frasi che ho riportato sopra sono all'ordine del giorno. Con l'avvento dei social media, quindi con la possibilità di potersi esprimere in qualunque forma e in qualunque contesto, poi, tutto questo è diventato ancora più frequente, a momenti feroce e incontrollato. Ciò che è triste, però, è sentire che queste accuse partono da qualunque fascia di età, a partire dai miei coetanei ormai ventenni, passando per gli adulti e finendo per gli anziani. Sono tante, (decisamente) troppe, le persone che vedono nello Stato un nemico, un avversario da fregare, un rivale da eludere, un contendente di cui approfittarsi. "Lo Stato", una parola che sentiamo così spesso e così tremendamente bistrattata, mal usata e sicuramente disprezzata. Lo Stato è considerato come un'entità (in)esistente, un'entità che c'è e non c'è e certamente un'entità sulla quale (atteggiamento tipico italiano) fare da scaricabarile. In tutto questo calderone di negatività ci dimentichiamo una cosa importante. Lo Stato siamo noi.

Esatto, lo Stato sono io, sei tu che stai leggendo questo articolo così come lo è il tuo compagno o la tua compagna, ma lo è anche colui che lavora in bottega, in banca, a Palazzo Chigi o che vende i pesci in pescheria. Lo Stato siamo tutti noi ma, figli di una classe politica che è a sua volta figlia della Prima Repubblica, noi andiamo contro lo Stato. Contro noi stessi.

Ciò che negli anni sto sperimentando è un sempre meno attaccamento al proprio paese o, specifico meglio, al senso civico comune. Perché "essere Stato" vuol dire, tra le altre cose ad esempio, non inquinare, non sporcare luoghi pubblici. Ma non solo. L'essere Stato abbraccia così tante tematiche che, chi mi conosce sa benissimo per quali mi batto, non basterebbe neanche un giorno per parlare di tutto questo.

Perché sapete, lo Stato, la Cosa Pubblica, di per sé è una macchina decisamente perfetta data in mano a persone decisamente imperfette. E no, non sto parlando dei nostri rappresentanti che siedono nelle aule parlamentari (o meglio, parlo anche di loro). La macchina perfetta prevede tante cose, ad esempio un sistema tributario, un complesso sistema di giustizia, delle norme composte da diritti e doveri, ma anche delle semplicissime regole di senso civico. Dopotutto, il mondo è diversificato a tal punto che ogni persona potrebbe ricoprire un ruolo diverso nella nostra società. Un insegnante, un meccanico, un banchiere, un politico e un muratore. Parlo di macchina perché lo Stato nient'altro è che una catena di montaggio, un tendere la mano per dare qualcosa e riceverla allo stesso tempo.

A tutti scoccia pagare le tasse. A tutti piace avere però priorità negli ospedali, una scuola funzionante, un servizio di trasporti efficiente, le strade pulite, gli uffici della PA funzionanti (e funzionali) e incentivi dallo (udite udite) Stato. E' un dai e ricevi. A volte dai di più se hai di più, dai di meno se hai di meno. Con le dovute e giuste proporzioni.

A tutti piace vivere in un paese civile, con i malviventi in carcere e la brava gente in giro. Però, in ogni caso, ci piace anche pagare meno. Allora finanziamo la criminalità organizzata acquistando prodotti falsi, non segnalando irregolarità dove qualcuno chiude un occhio.

Potrei continuare all'infinito, perché poi non basta ridursi agli slogan "Pagare meno, pagare tutti". Gli slogan politici non servono a nulla quando di fronte abbiamo una popolazione che non si fida dell'altro, non si fida della politica, ma si affida unicamente al conoscente, all'amico, che, seppur consapevole di fregare il collettivo, va bene così, l'importante è che non tocchi me. Tanto si è in regola personalmente.

Mi sento profondamente irritato da alcune persone che non fanno nulla per migliorare il paese, ma fanno di tutto per farlo sprofondare. Sono irritato da chi dice "E' un magna magna" ma il primo a "magnare" è lui. Sento forte il sentimento verso le Istituzioni, che nient'altro che sono che gli ordinamenti del vivere democraticamente, civilmente. Sento forte il sentimento verso lo Stato, che, se tanto chiede, è perché tanti non danno, danneggiando. Perché in fondo è questo il problema. Se io penso di fregare lo Stato, frego il mio amico che ha bisogno di cure, se io penso di fregare lo Stato frego me che domani avrò bisogno di sussidi. Perché in Italia manca il senso di comunità, manca il senso dello Stato. Manca, come dicevo, l'amore per le Istituzioni che, dopotutto, sono solo la punta dell'iceberg della macchina dello Stato. Il motore siamo noi e se noi cittadini non facciamo niente per far partire la macchina, anzi, ci ostentiamo a danneggiarla, questa non partirà mai. Né per me, né per te che leggi, né per tutti.

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